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dal capitolo 5 : L’ombra di Mackie Messer con un coltello in mano

 

Cecilia la condusse in un caffè sull’angolo, al centro della piazza. La poveretta era ancora esangue e molto provata. Lei era in crisi! Che cosa mai le era venuto in mente di trascinare la ragazza in quell’avventura? E che cosa aveva ottenuto? Aveva lasciato Il Grande Ruscello in condizioni normali e

ora, grazie a lei, ci ritornava regredita allo stato iniziale di prima del ricovero. Muriel sembrò averle letto nella mente perchè la rassicurò debolmente, affermando che non era colpa sua. Era stata lei ad assumersi la responsabilità di accettare le conseguenze della sua offerta di aiuto.

“ Chissà come si arrabbierà il dottor Linsen! ”

“ Ma figurati, lui non si adira mai! E’sempre calmo, posato, tranquillo! Non ti preoccupare, Cecilia! ”

Le aveva dato del tu! Spontaneamente, come se quanto era appena accaduto le avesse unite in un legame di amicizia e di complicità. In autobus rimasero in silenzio, assorte nei loro pensieri. Non erano più di buon umore, come all’inizio della loro avventura!  Il dottor Linsen era ancora nel suo studio, perchè era di turno sino a tardi.

Cecilia bussò ed entrò trascinandosi dietro una Muriel..... molto abbattuta.

“ Possiamo entrare? ”

“ Mi sembra che lo abbiate già fatto! ” rispose Hans alzando gli occhi dal testo che stava consultando.

Muriel si sedette senza dire una parola e cominciò a cincischiare l’orlo della gonna.

“ Che cosa è successo? Avete l’aspetto di due persone che hanno appena visto un fantasma! ”

Cecilia gli raccontò quanto era avvenuto nel negozio di dischi, cominciando pure lei a tormentarsi il bordo della giacca.

“ Ma bene, dottoressa!”, disse con sarcasmo, lanciandole un’occhiata fulminante. “ Le affido una paziente e lei me la riporta in queste condizioni! Tra l’altro non avevate riferito che andavate in città alla ricerca del brano che angoscia Muriel, ma soltanto a vedere i negozi. Altrimenti avrei consigliato un’altra procedura! Lei deve ancora imparare molte cose, dottoressa, se vuole svolgere questa delicata professione! ”

Muriel si sentì in dovere di intervenire per difenderla.

“ Bè, dottore, Cecilia è venuta qui proprio per imparare! Altrimenti che ‘stage’ sarebbe? ”

 

“ Noto che Cecilia, come l’ha chiamata lei adesso, dopo la vostra passeggiata ‘ terapeutica’, ha trovato un buon avvocato difensore! ” L’accusata prese nuovamente la parola:

“ D’accordo, forse sono stata avventata ma almeno abbiamo trovato un elemento molto importante.”

“ E’vero: avete scoperto il titolo, l’autore, l’esecutore musicale e conosciamo pure il nome del cantante in cui Muriel ha rinvenuto le sembianze dell’uomo dei suoi incubi.... ma che cosa abbiamo ottenuto di positivo con queste informazioni? Quello che stavo tentando di fare prima, intendo dire prima che intervenisse lei, dottoressa, era proprio di convincere Muriel che il dolore passato è passato e come tale va dimenticato. Oppure messo da parte: comunque non conservato! ”

“ Come fa a dimenticare qualcosa.... che non si sa neppure che cosa sia? ” replicò Cecilia.

“ Dottoressa Romeinse, che cosa ne pensa se continuassimo questo colloquio solo noi due, per non confondere le idee alla nostra paziente? Così potremo scambiarci i nostri punti di vista in tutta tranquillità. Mi pare che la mia paziente adesso sia fin troppo affaticata, per darle altri pesi da reggere.”

Muriel si sentì un vermiciattolo per aver assicurato a Cecilia che lui era dotato di un carattere pacato. In quel momento lo trovava molto, molto antipatico; inutilmente ironico e presuntuoso. E, poi, quell’insistere sulla parola paziente calcando il tono sul pronome possessivo mio. Lei non era proprio di nessuno. Altro che la sua paziente!

D’altra parte era troppo spossata per mettersi a discutere, per cui se ne andò nella sua camera e si buttò sul letto.

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